11.10.07

Fuoco su Babilonia!

Ancora una volta una canzone mi stimola riflessioni, e la canzone in questione è Fire on Babylon di Sinead O'Connor. A dir la verità più che la canzone stessa è stato il titolo ad avermi innescato il brain process, sapientemente coadiuvata dagli strilli inumani di Sinead, a giustificare le immagini apocalittiche che si formavano nella mia mente mentre passeggiavo proprio in Duomo, di meteore e fiamme che scendano giù dal cielo (figurativo). E mi è venuto in mente la frase di Nietszche "la virtù si sente meglio dopo che si è presa una vacanza". Per esempio ci sono momenti in cui esercitiamo inadempienza ai nostri doveri oppure lasciamo che qualcuno manipoli il nostro sentire per tema di ferire o colpire, quando magari dall'altra parte c'è solo cieca arroganza o peggio, malafede. E così le nequizie altrui iniziano ad avvelenare anche chi di nequizia non ne recherebbe il fuoco, se fosse per sè, proprio perchè subdoli e notturni sono gli stratagemmi che attaccano un'anima in buona fede. E man mano questa arroganza, se trova il terreno fertile della non combattività, genera paludi di malsano malessere in cui anche il più cauto dei passeggianti può lordare il suo abito, sia esso bianco e limpido, sia esso un po' meno chiaro. Estendendo l'analogia ci si ritrova senza sapere perchè in una Babilonia dalle grandi potenzialità pervertite, con le colpe che hanno perso memoria dei loro stessi padri, ma che camminano a testa alta, con gli errori che insozzano il pensiero, con i rancori che avvelenano i sentimenti. Ed allora Fuoco sia, su Babilonia. Metaforica fiamma sacra, sacrosanta. Sospiro. E così sia.

Mi riaffiora questa poesia.

Sirena
Datteri rossi dalle tue labbra esiliati
Colti da imbarazzo come da baci rubati;
Il tuo dire è parola in questa maniera;
Di confini ed assedi non ha tempo e dispera
Ora al tuo cospetto, sconfitto senza pugna
Quel cuore cui tutela gentile non gli giugna.
Hai tu voce più dolce dei frutti, Sirena
D’incanti e d’aurora ammantata
Come di spuma dal sole dorata.
Uno schiaffo dall’onde, un memento
Per un momento son memore e in me.
Ed i miei compagni sordi di cera
A quella tua armonia, a questa mia smanìa
Incatenata di conoscenza ad un albero,
Ristanno. Più non ti sentiranno.
La vela spiegata si gonfia di tiuche
Sospinge con me il mio legno lontano
Da te, Sirena; dal ricordo che invano
Quel canto usò violenza alla volta mia.
Gorgheggi senza uso, il tuo canto è una bugia.

11 commenti:

Anna Maria ha detto...

Hai aperto il fuoco contro qualche sirena?

Sotto ha detto...

Non l'avevo considerata in questi termini....

Sì, in un certo senso

Anna Maria ha detto...

Non ti conviene far fuoco contro una sirena, quella si tuffa in acqua e tu hai perso solo tempo...
Ti consiglio di rubarle la voce, è un metodo già sperimentato e pare che funzioni :-D

P.S.= in che termini l' avevi posto prima che scrivessi io con le mie interpretazioni contorte ?

peppa ha detto...

sai che anche io non avevo pensato a questa interpretazione?????
mumble...
bellissima la poesia...di chi è?

Sotto ha detto...

diciamo che il post e la poesia erano due cose che mi frullavano in capa da un paio di giorni, ma non li avevo nemmeno collegati. Fuoco sulle sirene... è suggestiva come cosa! tu che avevi pensato, Prescia?

La poesia è mia, è un onore che ti piaccia!

Prisma ha detto...

Complimenti! Bella poesia, le muse ti sono alleate ;-)

Sotto ha detto...

in un latino maccheronico ho simpatiam museum!

;)

Prisma ha detto...

Ma lo sai che ci ho messo un po' a capire... "Museum"... Non avevo fatto caso al fatto che il mio nick contenesse la parola "Muse", pensa che rinc...

Sotto ha detto...

a me è venuto in mente proprio leggendo il tuo ultimo commento, è stata una folgorazione. Ci sta comunque, ci sta bene

daniela ha detto...

La poesia è molto bella, complimenti davvero. Ed è raro che mi piaccia una poesia.

Il post mi fa riflettere. Come già per un paio di argomenti mi ritrovo nelle tue parole.

"Lasciamo che qualcuno manipoli il nostro sentire per tema di ferire o colpire, quando magari dall'altra parte c'è solo cieca arroganza o peggio, malafede"
Proprio in questi giorni mi trovo a pensare a quante volte l'ho permesso, e quanto non voglio permetterlo più.

Sotto ha detto...

Sono contento che ti piaccia la poesia Daniela, ed anche che incontri alcune mie parole.

L'entusiasmo di condividere e la generosità d'animo sono un potenziale pericolo. Secondo me il giusto modo di trattare questa cosa non è di chiudere i rubinetti al proprio modo di essere; secondo la mia personale scala etica infatti la generosità e la fiducia nel prossimo sono dei pregi e non dei difetti, e non intendo tagliarli via. Però è nostro compito proteggerli, questo sì, dal veleno che nasce quando vengono fraintesi o calpestati, e curarli. Non soffocandoli, ma aumentando l'attenzione. In soldoni, l'obiettivo sarebbe di riuscire a riconoscere "prima" le persone meritevoli, mettendo in conto qualche possibile errore. E non smettere semplicemente di dare.