6.10.07

Impero d'Irlanda

C'è un altro viaggio che mi piacerebbe fare, guarda caso, in Irlanda. Mi piacerebbe essere lì, mettiamo a Dublino, che è la città meno irlandese di tutta l'Irlanda, essendo stata fondata dai Vichinghi, e da lì una mattina grigia in cielo ma verde sui prati prendere un deltaplano o un piccolo velivolo silenzioso, che ne so, una mongolfiera, un drago invisibile (ma che non abbia mangiato pesante, che se digerisce forte è un casino) un parapendio, ed avviarmi verso nord ovest, in direzione della pietra di Faal, sulla Hill of Tara. Narra la leggenda che sul mound dove giace la pietra di faal avvenissero le incoronazioni dei legittimi Ard-Ri (re supremi) di Eriu. Eriu è il nome che preferisco di quelli dati all'isola di smeraldo. E la pietra di Faal cantava, è detta la pietra che canta. Cantava solo se la toccava la persona giusta, il che mi fa venire in mente anche altro, ma sorvoliamo. E sorvolando i campi verdi in cui il vento muove le erbe come fossero onde mi piacerebbe poi dirigermi ad ovest, mentre pian piano il grigio delle torbiere si sostituisce a quel mare verde, e man mano l'odore delle distillerie si confonde con gli ultimi rimasugli di aria marina, cercherei di starmene alla larga (ma non troppo alla larga) dai vapori di whiskey (mai omettere la e, gli irlandesi si incazzano come irlandesi!) e tenterei di raggiungere una sponda del fiume shannon, per vedere il cuore pulsante e il sole al tramonto tuffarsi dentro ad un laghetto blu mentre l'aria si rinfresca. Ecco, potrei togliermi le ali, in quel momento e fare una sosta in un pub, di quelli con le porte di legno scuro, il bancone di legno scuro e tantissimi bicchieri. Uno di quei pub dove un signore baffuto e paonazzo sta orgoglioso su uno sgabello con una pinta di guinness in una mano e l'altra mano sulla spalla di un ragazzo, mentre quello, suo nipote, si beve la sua prima pinta col nonno. Ordinerei un piatto di salmone e funghi, e mentre attendo prenderei una guinness e delle patate, mentre l'oste segaligno tiene lo sguardo basso tipico degli osti migliori. Lascerei che il tepore della gente e quello dell'alcool affiorassero sulle mie gote e qualche pinta più in là potrei bere un paio di whiskey.





A nanna, adesso, domani si vola.





Foto di S.L. Il legittimo Imperatore d'Irlanda che fa cantare la pietra di Faal - Tara 2003

4 commenti:

peppa ha detto...

la mia dublino.....sigh...

ma la città che io ricordo di più è dingle....perchè quella mi è sembrata la più irlandese di tutte...con le sue tradizioni e i suoi pescatori così simpatici...

se decidi di andare, salmone e funghi , pinta nera nera di guinness...io vengo con te... ;)

Sotto ha detto...

Già ieri sera mi sono fatto un richiamino in un bel pub, e ora vado di cranberries a manetta, sono in pieno tumulto da irlanda dell'ovest! Bellissima Dingle, ma ancora più poetica Kenmare, nascosta dal fiordo di Beara, poco a nord di Skellig Island, lì oltre al classico cappello ho lasciato veramente un pezzo di cuore. C'è il mare con il porticciolo, c'è la zuppa di pesce oceanico, c'è il violoncellista celtico nel pub, ci sono laghetti glaciali immersi nel parco naturale e danze dei giganti ogni 15 miglia di pedalata....

Sigh!

Anonimo ha detto...

Bello sentir parlare d'Irlanda; bello, poi, sentirne parlare da uno che ne ha scorto l'anima.
Cambiando argomento, mi si è fatto notare che non hai messo Loreena tra le tue preferenze musicali, il che è una svista non veniale...

Sotto ha detto...

Vero!