Gondoliere è un eroe del mondo classico: combatte, come Achille, vaga, come Odisseo, è generoso e fa le cose suo malgrado, come Enea. E come Enea lascia la sua città natale, dove all'orizzonte si vedevano fiamme, dove senza le fiamme la vita avrebbe potuto continuare con facilità e nobile opulenza.
Gondoliere è un lirico che gioca coi versi come Archiloco. E i suoi versi fanno presto a ricordare Pindaro, perchè non è mai uguale a sè stesso.
Gondoliere è un antieroe del mondo moderno. Combatte le battaglie dentro di sè, visto che ha un io interiore piuttosto violento. Come Zeno Cosini si interroga senza trovare risposte soddisfacenti. Prende su di sè le proprie colpe, e le serba nascoste agli occhi di tutti, per non dar loro peso certo, ma anche perchè Dio lo vede, e lui deve redimersi.
Gondoliere è un pauroso frignante, e della notte gli piace solo la luce, perchè nel buio c'è Sandman, e nel buio sta aggrappato ad un cuscino implorando il Padre di perdonarlo, il Figlio, suo fratello, di amarlo, e lo Spirito Santo di dargli la forza. E poi se ne vergogna, nel più classico dei clichet che infrange peccaminoso (per esempio odia chi parla di sè in terza persona), perchè il Padre ha altri cui pensare, perchè il Figlio già è morto per me, perchè lo Spirito Santo può occuparsi di altri meno dotti di lui.
Gondoliere fa visita alla sibilla, dentro di sè, nell'antro più oscuro di ogni altro, nel proprio cuore, nella propria coscienza. Una caverna rosseggiante cupa, trasuda sangue amaro. Porta con sè i suoi Lari, i suoi Penati, i suoi idoli. Come Gesù ha operato la transustansazione rendendo il Pane Vita, Gondoliere ha reso i suoi affetti cuore. Così porta con sè, fisicamente, un po' di amici, qualche tessuto fatto di sorelle, il sangue col viso dei genitori.
La sibilla non è affatto vecchia e cieca, è una giovane ventenne di bell'aspetto, di modi garbati e di pelle lucida e chiara, quasi splendente in quel sacco bizzarro dove il tempo se vuole si ferma. Però la sibilla non può mentire, e dopo aver fatto l'amore con lui ed averlo a lungo baciato e tenuto stretto come se volesse fondervisi, dopo aver preso per la profezia il meglio di lui, dentro di sè strabuzza i suoi occhi, scuote le braccia, ehuàn ehuàn.
Ecco le sue parole:
Gondoliere è un lirico che gioca coi versi come Archiloco. E i suoi versi fanno presto a ricordare Pindaro, perchè non è mai uguale a sè stesso.
Gondoliere è un antieroe del mondo moderno. Combatte le battaglie dentro di sè, visto che ha un io interiore piuttosto violento. Come Zeno Cosini si interroga senza trovare risposte soddisfacenti. Prende su di sè le proprie colpe, e le serba nascoste agli occhi di tutti, per non dar loro peso certo, ma anche perchè Dio lo vede, e lui deve redimersi.
Gondoliere è un pauroso frignante, e della notte gli piace solo la luce, perchè nel buio c'è Sandman, e nel buio sta aggrappato ad un cuscino implorando il Padre di perdonarlo, il Figlio, suo fratello, di amarlo, e lo Spirito Santo di dargli la forza. E poi se ne vergogna, nel più classico dei clichet che infrange peccaminoso (per esempio odia chi parla di sè in terza persona), perchè il Padre ha altri cui pensare, perchè il Figlio già è morto per me, perchè lo Spirito Santo può occuparsi di altri meno dotti di lui.
Gondoliere fa visita alla sibilla, dentro di sè, nell'antro più oscuro di ogni altro, nel proprio cuore, nella propria coscienza. Una caverna rosseggiante cupa, trasuda sangue amaro. Porta con sè i suoi Lari, i suoi Penati, i suoi idoli. Come Gesù ha operato la transustansazione rendendo il Pane Vita, Gondoliere ha reso i suoi affetti cuore. Così porta con sè, fisicamente, un po' di amici, qualche tessuto fatto di sorelle, il sangue col viso dei genitori.
La sibilla non è affatto vecchia e cieca, è una giovane ventenne di bell'aspetto, di modi garbati e di pelle lucida e chiara, quasi splendente in quel sacco bizzarro dove il tempo se vuole si ferma. Però la sibilla non può mentire, e dopo aver fatto l'amore con lui ed averlo a lungo baciato e tenuto stretto come se volesse fondervisi, dopo aver preso per la profezia il meglio di lui, dentro di sè strabuzza i suoi occhi, scuote le braccia, ehuàn ehuàn.
Ecco le sue parole:
A voi, sì a voi domando
o stelle
gelose non siete della luce
della luna?
a voi per tanta lontananza
preoccupazione non è
veruna?
Per voi la vostra luce
è nutrimento
sincero è il vostro distacco;
v'invidio.
Io sola il mio lucore
vedo sanguinare.
Inerti, inerti restate
Brillate, piangete, ululate
il mio sconforto,
nè mai lo potrete
realizzare.
E quello strano fantasma
m'insegue : eppure
son ferma. Dura
come un diamante
e di poco men scintillante.
S'inerpica, striscia, più e
più s'arranca nè può
rivelar di sè.
Perchè? S'arresta, ritorna
Poi scappa, ansìma fugge via.
Diligente prosegue il suo canto,
la sua melodia.
Infinita, uguale.
Come un ruscello s'ingrossa,
si secca, dà vita,
distrugge. Cento cento e
più volte, a voi stelle
domando: giammai conosceste
L'amor per il sole?
Il numero, il noumeno
un soffio di vita.
Sole, o Sole
e tu, Mondo, date,
darete qualcosa a una stella caduta?
Cadente, la stella cadendo piange,
dispera, il freddo bagliore
riempie il proprio di cuore.
Chi? cosa mai siffatte sembianze
scambiò con la vita?
Lo feci forse io?
E dove, o foreste, dove sarebbe
l'amore che spetta a ogni vita?
Non spetta forse ad alcuna stella?
Cadente, caduta...
Grigio, grigio vecchio lupo,
no, neanche tu puoi volere
atra e selvaggia la vita che
eppure a te ha dato i denti!
Per colpire, graffiare, baciare!
La luce il calore, il suo colore.
Il ricordo, il triste mieloso
ricordo soffuso di gioia brillante.
Mai più esistì. Nè più esiste.
Sarà? Si lancia il pastore a salvare
la pecora nera, che rotola, cade,
giù a valle precipita e bela e
chiede parole d'affetto,
e non s'avvede ch'il gregge
è perduto.
Com'egli stesso
o stelle
gelose non siete della luce
della luna?
a voi per tanta lontananza
preoccupazione non è
veruna?
Per voi la vostra luce
è nutrimento
sincero è il vostro distacco;
v'invidio.
Io sola il mio lucore
vedo sanguinare.
Inerti, inerti restate
Brillate, piangete, ululate
il mio sconforto,
nè mai lo potrete
realizzare.
E quello strano fantasma
m'insegue : eppure
son ferma. Dura
come un diamante
e di poco men scintillante.
S'inerpica, striscia, più e
più s'arranca nè può
rivelar di sè.
Perchè? S'arresta, ritorna
Poi scappa, ansìma fugge via.
Diligente prosegue il suo canto,
la sua melodia.
Infinita, uguale.
Come un ruscello s'ingrossa,
si secca, dà vita,
distrugge. Cento cento e
più volte, a voi stelle
domando: giammai conosceste
L'amor per il sole?
Il numero, il noumeno
un soffio di vita.
Sole, o Sole
e tu, Mondo, date,
darete qualcosa a una stella caduta?
Cadente, la stella cadendo piange,
dispera, il freddo bagliore
riempie il proprio di cuore.
Chi? cosa mai siffatte sembianze
scambiò con la vita?
Lo feci forse io?
E dove, o foreste, dove sarebbe
l'amore che spetta a ogni vita?
Non spetta forse ad alcuna stella?
Cadente, caduta...
Grigio, grigio vecchio lupo,
no, neanche tu puoi volere
atra e selvaggia la vita che
eppure a te ha dato i denti!
Per colpire, graffiare, baciare!
La luce il calore, il suo colore.
Il ricordo, il triste mieloso
ricordo soffuso di gioia brillante.
Mai più esistì. Nè più esiste.
Sarà? Si lancia il pastore a salvare
la pecora nera, che rotola, cade,
giù a valle precipita e bela e
chiede parole d'affetto,
e non s'avvede ch'il gregge
è perduto.
Com'egli stesso
Il Gondoliere si risveglia senza aver dormito nè sognato. Lascia la sibilla, ma la porta nel cuore.
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