15.8.06


Al falò di ferragosto dell'anno scorso mi sono riconciliato con questa mia peculiarità. Fin dal pomeriggio è infatti consuetudine cui mi stottraggo malvolentieri curare la preparazione e l'apparecchiatura di un buon Falò. Nella spiaggia davanti casa di Delux si sono consumate fra le serate e nottate ed albe più belle della mia giovinezza, dunque, presumo, della mia intera esistenza. La sabbia è a grana grossa, mantiene una alta umidità, bagna le spugne presto presto, e ci sono scogli in abbondanza per difendere il nostro fuoco dalla brezza che soffia dal mare. Nella zona c'è legna in abbondanza, anche se l'anno scorso abbiamo dovuto spaccarla a calci io e Collegolas, per tenere la fiamma abbastanza alta che scaldi ed illumini chi vuole accompagnarsi a noi. Da un minimo di una dozzina di persone fino ad un massimo di oltre un centinaio, nelle varie annate. Che la luce non disturbi "le coppie che vanno abbracciate ad amarsi", le stelle devono essere loro complici in quei momenti quasimistici. Si dovrebbe mantenere un
velo di imbarazzato pudore su questi ricordi, ma l'ironia mi suggerisce un memento: stai sotto, che se stai sopra e dai un colpo a vuoto ti flagelli come un cane. Chi prepara i cocktail, chi invece alle braci distribuisce salsiccia, pesci, bruschette. In una fossa con il ghiaccio tante birre, e in diversi angoli (angoli giri, in effetti) chitarre e chitarristi. Una lode al chitarrista da falò. Dobbiamo resistere fino all'alba, si deve mantenere alto il morale e l'energia, non lasciare che la stanchezza e l'alcool abbattano il gruppo. Bah, all'anno prossimo. Sono certo che se la caveranno bene anche senza di me.




Cazzate, nemmeno lo stanno facendo, ghghgh.
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