La canzone dei Pink Floyd tratta dall'album The Division Bell è da qualche anno uno dei pezzi che si ripropone saltuariamente. C'è in questa canzone un significato recondito per me solo oppure è un valido strumento per rendersi conto di certe sensazioni e domande che affiorano a tutti? O a molti? io non posso dirlo, ma confesso che la sento presente e viva in me in quegli attimi che seguono i vari final cut. Suole, dopo un taglio netto, esistere un delirio sconquassante che è sempre diverso, colpo dopo colpo. Ma vorrei spiegarmi un po' meglio. L'ultima parte della produzione pinkfloydiana assume ai miei occhi una grande valenza di insegnamenti sociali. Nel turbinio delle relazioni interpersonali infatti mi capita con una frequenza non trascurabile che pur con tutto l'affetto e la buona volontà si presentino situazioni di un taglio netto inesorabile e crudele, inspiegabili con la ragione di un solo uomo (la mia, cioè). Ed ecco dunque l'album The final cut, con la alta valenza del singolo omonimo. Il parallelismo coi pink floyd passa poi dalla fermata del momentary lapse of reason, segno di un momentaneo barlume di ragione, grazie al quale si ha la sensazione di aver superato il final cut e si impara a volare grazie alle lezioni di Learning to fly. Impressione abbastanza sbagliata perchè è ancora vero il dolore di Sorrow. L'inspiegabile altalena del sentimento però suggerisce una soluzione spuria, in questa fase; è Vinicio Capossela che dà l'analogia, non so quanto volontariamente, ma dopo periodi di giochi e festa, dopo allegria, grida, gioia, banchetti e sordidi momenti passionali rubati, la giostra di Zampanò tace. E allora se sei un malinconico clown che sente gli echi delle feste e in un barlume di momentanea ragione te ne rendi conto (ma soprattutto se sei un Signor Sottocolle) prima i Beatles ti consigliano di lasciare che sia, poi inevitabilmente è il turno di quello che a lungo è stato il tuo dio di salire in cattedra. Avendo pagato i propri debiti, volta dopo volta, essendosi sottoposti alla sentenza pur non avendo commesso alcun crimine, e per quel che riguarda i grossi errori... ne ho fatti pochi, ed ho avuto la mia parte di sabbia calciata in faccia, passando oltre... in questo caso è chiaro a chiunque che ho il pieno diritto di gridare almeno a me stesso che sono campione. Nessuno se ne abbia a male. E con tutta la lucida tranquillità della musica arriva finalmente il momento in cui David Gilmour canta le parole che senti così tue, ora che ogni rancore ha lasciato il tuo cuore, immagino un deserto (è solo immaginazione?) sotto di me, mentre solco il cielo blu a cavallo di un essere metà fortunadrago (ciao Prescia!) e metà arcobaleno, e poi una volta avvistato questo passato...
I took a heavenly ride through one silenceI knew the moment had arrived
For killing the past and coming back to life
8 commenti:
"I knew the moment had arrived For killing the past and coming back to life"
Buon per te Ermes Sottocolle, in bocca al lupo :)
A volte il "passato" non vuole proprio andar via.
Forse aspetta soltanto il momento giusto, in cui siamo noi stessi pronti a dargli "l'addio"...
E quando ciò avviene non possiamo far altro che augurarci il meglio!
:D
Eszatto!
e crepi il lupo
Ma perché non fai come ti suggeriscono i Beatles?
O, se preferisci, fà come il drugo, che la prende come viene!!! ;-)
infatti alla fine è quello che succede! ci metto un po', ma se sò de core che ce posso fà?
"killing the past", tu dici, o meglio sottoscrivi. Secondo me il passato non si uccide mai, al massimo si trasforma, ma reca in sè sempre il germe di ciò che era stato.
Rinnovato.
I Beatles li amo, i Pink Floyd non li ho mai approfonditi. Capossela appartiene al mio passato, tanto pe restare in tema. Lo ascolto ancora con piacere, ma cerco altro.
Non hai tutti i torti, anche se la sensazione che si possa "uccidere a tempo" sarebbe forse quella più corretta di tutte. Perchè è vero che capita di usare violenza su sè stessi e sui propri sentimenti, e sul proprio passato. Però è vero che non è mai definitivo. In uno di questi "eventi" il mio passato è rimasto morto per un bel po', poi ripresentatosi ho avuto la spiacevole sensazione amara di non potere più godere di quella vita. So di essere troppo astratto in queste parole, ma non so fare di più, al momento. Probabilmente vado anche in contraddizione! Pensa un po'!
Capita anche a me di lasciarmi trasportare dalla musica... Come uno sciamano solo lei sa condurmi negli antri più bui e nei punti più alti dell'universo, attraverso la gioia e il dolore più prodondi. La chiamano catarsi...
Ed è bello quando riesci a sentire tue quelle note e quelle parole, come se scaturissero ogni volta direttamente dalla tua anima. Come se sgorgassero spontanee dai tuoi stati d'animo.
C'è bisogno di tempo per tornare alla vita e scoprire che, in fondo, non si è mai morti... In questi momenti di rinascita mi immagino fenice... Più forte quanto più grandi sono state le mie ceneri.
Buon ritorno alla vita.
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