Sciacqua la spiaggia con acqua di zaffiro
Al sorgere fresco del sole delinquente
Il mare suo amico a quel raggio tepente
Lasciando i suoi destrieri che pascolino in giro.
Osservo uno di loro, bianco e spumeggiante
Un cavallo di mare alato e fatto d’onde
Mi siedo, a cercare armonica assonanza
Con i suoi movimenti eclettici e scattanti,
Perché debbo rapirlo, e condurlo in amicizia
Con me, che questo viaggio è cosa necessaria.
“Cavallino, Arrò! Arrò!” gli sorrido titubante
Mentre indugia il passo mio che nel mare
Va a bagnarsi, fresco limpido e bellino.
Lui mi guarda come un bimbo curioso
Di sapere che dica quel desso, e chi sia
Che lo chiama, lui che mangia il pelo dell’acqua.
Se vedessi, da un altro pianeta, il quadretto
Che si muove appena, lo vorresti in cornice
Rotonda, che strano sarebbe la terra circonda
Un litro di mare. Se guardassi però con maggiore
Attenzione la fuga del mare da chi lo comprime
Troveresti in un braccio, rigagnolo, stretto
Due gorghi e dei gamberetti che s’inseguono
Spazzando la rena ed ogni dì dipingendone
Un altro profilo. Finito il suo pasto il puledro
Di mare vuol fare amicizia, ed io lo raggiungo.
Carezzo le squame bianche di spuma, brilla
La sua cresta come quella d’un’onda e porge
Arcobaleni alle mie dita che la attraversano
Ridendo. Rido, in effetti, di grande allegria
Perché, in fede mia, non ho mai sentito
Più bella pulsione che quella di allora.
Ricambia il mio gesto con una codàta
Che quasi mi manda con le gambe per aria
Ed il capo a fare il bagno, mi scarta poi intorno.
Lo seguo impacciato, con gli occhi più che
Con le gambe, leggiadra creatura che liscia
Sull’acqua s’appoggia per magia. Devi essere mia.
Fatto ch’è fresco l’approccio giocoso
Mi seggo un momento con pelle tremula
Su un masso piatto che è pista d’un granchio.
Un’onda che a me pare gentile e soffice
Spazza la meta con tutto il granchietto
Solleva scivolosa, risucchia in sé
Nel confine del mare che è quasi spiaggia
Lontano non cale quanto da dove andava
Ma tanto più vicino al suo piccolo destino.
Sospiro scottato dal solleone tepente
Sulle spalle e la nuca mentre sorgo
Dalla spiaggia in un verdazzurro che
Di onde è cielo, ed è specchio salato
È luce che fresca carezza ogni volto
Che vada a tuffarsi nel proprio riflesso.
Sospiro più forte, verso il mio amico
Che pascola ancora sul pelo dell’acqua
Ma garbato mi dà conto. Felice
E risoluto immergo il mio sguardo
Nel suo verde più che blumarino
Trovandomi a sorpresa un attimo
In un basso fondale di rena e di alghe
Un eco sabbioso, un rumore di cuore.
“Puro come mare, non mai mi tradirai
Né ti abbandonerò lontano da qui.
Lo so. Lo giuro. Partiamoci adesso,
Mi attende il futuro, e sarà sorpreso
Di me in compagnia, di vedere che
Leale mi è sostegno un amico come te".
Al sorgere fresco del sole delinquente
Il mare suo amico a quel raggio tepente
Lasciando i suoi destrieri che pascolino in giro.
Osservo uno di loro, bianco e spumeggiante
Un cavallo di mare alato e fatto d’onde
Mi siedo, a cercare armonica assonanza
Con i suoi movimenti eclettici e scattanti,
Perché debbo rapirlo, e condurlo in amicizia
Con me, che questo viaggio è cosa necessaria.
“Cavallino, Arrò! Arrò!” gli sorrido titubante
Mentre indugia il passo mio che nel mare
Va a bagnarsi, fresco limpido e bellino.
Lui mi guarda come un bimbo curioso
Di sapere che dica quel desso, e chi sia
Che lo chiama, lui che mangia il pelo dell’acqua.
Se vedessi, da un altro pianeta, il quadretto
Che si muove appena, lo vorresti in cornice
Rotonda, che strano sarebbe la terra circonda
Un litro di mare. Se guardassi però con maggiore
Attenzione la fuga del mare da chi lo comprime
Troveresti in un braccio, rigagnolo, stretto
Due gorghi e dei gamberetti che s’inseguono
Spazzando la rena ed ogni dì dipingendone
Un altro profilo. Finito il suo pasto il puledro
Di mare vuol fare amicizia, ed io lo raggiungo.
Carezzo le squame bianche di spuma, brilla
La sua cresta come quella d’un’onda e porge
Arcobaleni alle mie dita che la attraversano
Ridendo. Rido, in effetti, di grande allegria
Perché, in fede mia, non ho mai sentito
Più bella pulsione che quella di allora.
Ricambia il mio gesto con una codàta
Che quasi mi manda con le gambe per aria
Ed il capo a fare il bagno, mi scarta poi intorno.
Lo seguo impacciato, con gli occhi più che
Con le gambe, leggiadra creatura che liscia
Sull’acqua s’appoggia per magia. Devi essere mia.
Fatto ch’è fresco l’approccio giocoso
Mi seggo un momento con pelle tremula
Su un masso piatto che è pista d’un granchio.
Un’onda che a me pare gentile e soffice
Spazza la meta con tutto il granchietto
Solleva scivolosa, risucchia in sé
Nel confine del mare che è quasi spiaggia
Lontano non cale quanto da dove andava
Ma tanto più vicino al suo piccolo destino.
Sospiro scottato dal solleone tepente
Sulle spalle e la nuca mentre sorgo
Dalla spiaggia in un verdazzurro che
Di onde è cielo, ed è specchio salato
È luce che fresca carezza ogni volto
Che vada a tuffarsi nel proprio riflesso.
Sospiro più forte, verso il mio amico
Che pascola ancora sul pelo dell’acqua
Ma garbato mi dà conto. Felice
E risoluto immergo il mio sguardo
Nel suo verde più che blumarino
Trovandomi a sorpresa un attimo
In un basso fondale di rena e di alghe
Un eco sabbioso, un rumore di cuore.
“Puro come mare, non mai mi tradirai
Né ti abbandonerò lontano da qui.
Lo so. Lo giuro. Partiamoci adesso,
Mi attende il futuro, e sarà sorpreso
Di me in compagnia, di vedere che
Leale mi è sostegno un amico come te".