9.10.06

Gondoleide - Canto I

Sciacqua la spiaggia con acqua di zaffiro
Al sorgere fresco del sole delinquente
Il mare suo amico a quel raggio tepente
Lasciando i suoi destrieri che pascolino in giro.
Osservo uno di loro, bianco e spumeggiante
Un cavallo di mare alato e fatto d’onde
Mi siedo, a cercare armonica assonanza
Con i suoi movimenti eclettici e scattanti,
Perché debbo rapirlo, e condurlo in amicizia
Con me, che questo viaggio è cosa necessaria.
“Cavallino, Arrò! Arrò!” gli sorrido titubante
Mentre indugia il passo mio che nel mare
Va a bagnarsi, fresco limpido e bellino.
Lui mi guarda come un bimbo curioso
Di sapere che dica quel desso, e chi sia
Che lo chiama, lui che mangia il pelo dell’acqua.
Se vedessi, da un altro pianeta, il quadretto
Che si muove appena, lo vorresti in cornice
Rotonda, che strano sarebbe la terra circonda
Un litro di mare. Se guardassi però con maggiore
Attenzione la fuga del mare da chi lo comprime
Troveresti in un braccio, rigagnolo, stretto
Due gorghi e dei gamberetti che s’inseguono
Spazzando la rena ed ogni dì dipingendone
Un altro profilo. Finito il suo pasto il puledro
Di mare vuol fare amicizia, ed io lo raggiungo.
Carezzo le squame bianche di spuma, brilla
La sua cresta come quella d’un’onda e porge
Arcobaleni alle mie dita che la attraversano
Ridendo. Rido, in effetti, di grande allegria
Perché, in fede mia, non ho mai sentito
Più bella pulsione che quella di allora.
Ricambia il mio gesto con una codàta
Che quasi mi manda con le gambe per aria
Ed il capo a fare il bagno, mi scarta poi intorno.
Lo seguo impacciato, con gli occhi più che
Con le gambe, leggiadra creatura che liscia
Sull’acqua s’appoggia per magia. Devi essere mia.
Fatto ch’è fresco l’approccio giocoso
Mi seggo un momento con pelle tremula
Su un masso piatto che è pista d’un granchio.
Un’onda che a me pare gentile e soffice
Spazza la meta con tutto il granchietto
Solleva scivolosa, risucchia in sé
Nel confine del mare che è quasi spiaggia
Lontano non cale quanto da dove andava
Ma tanto più vicino al suo piccolo destino.
Sospiro scottato dal solleone tepente
Sulle spalle e la nuca mentre sorgo
Dalla spiaggia in un verdazzurro che
Di onde è cielo, ed è specchio salato
È luce che fresca carezza ogni volto
Che vada a tuffarsi nel proprio riflesso.
Sospiro più forte, verso il mio amico
Che pascola ancora sul pelo dell’acqua
Ma garbato mi dà conto. Felice
E risoluto immergo il mio sguardo
Nel suo verde più che blumarino
Trovandomi a sorpresa un attimo
In un basso fondale di rena e di alghe
Un eco sabbioso, un rumore di cuore.
“Puro come mare, non mai mi tradirai
Né ti abbandonerò lontano da qui.
Lo so. Lo giuro. Partiamoci adesso,
Mi attende il futuro, e sarà sorpreso
Di me in compagnia, di vedere che
Leale mi è sostegno un amico come te".

3.10.06

Mestieri

“Corridoio o finestrino, signore?” – era una delle questioni di routine che già da tempo dissigillava e risigillava ciclicamente a intervalli variabili. Secondo il peso del bagaglio. Così come anche un chiaro sorriso rassicurante, che aveva stampato sulla sua anima prima ancora che sul proprio volto. “E’ così che è giusto” – aveva pensato mentre ponderava la scelta: profondo o professionale? Professionalmente profondo o profondamente professionale? Reale e sentito, decise. E così mutò a poco a poco il proprio sembiante, esterno ed interno, fino ad uniformarsi all’idea che, con una passione adolescenziale, aveva sognato del suo lavoro, quale che fosse.
“Questa è la sua carta d’imbarco, signore. Uscita 16, dalle 14:05” – e la sua quieta benevolenza si posò sul viaggiatore, come il fumo d’incenso fa nelle chiese; un leggero fremito la attraversava mentre volgeva di nuovo lo sguardo alla coda del check in, per studiare i passeggeri, e lasciarsi guidare nella scelta dei loro posti. In assoluto, di tutto il suo lavoro, questa è la più piacevole, la più importante, la più difficile, la più responsabilizzante, la più appagante delle mansioni. Una procedura che necessita della sua intera sensibilità, perché è nelle sfumature che si annidano gli errori. E con le anime non si gioca. Una procedura che impiega il suo intero coraggio, perché ognuna di quelle scelte ne merita non di meno. Una procedura che si fonda sull’esattezza dei tempi, strettissimi, perché non può e non deve, per natura e conseguenze, invadere l’intervallo temporale delle altre procedure. Ma una procedura di un’importanza abissale, perché l’unica su cui si fonda il processo che innesca. Non importa se ne capita spesso l’occasione, ma quando capita guai a sbagliare! Tutte le altre servono a dar la possibilità ai corpi di prendere il volo, e la destinazione è nota, è scritta sulla carta d’imbarco. La contingenza, l’immanenza. La sintesi: mantenere una quota di ascolto sulle conversazioni in coda, in loop, e far partire il secondo passo se viene riconosciuta una delle parole chiave, e qui è semplice. Una segretaria di anime sa far di più. Una delle sue skills principali è quella di riconoscere anche timbri di voce, e crearne un DB nella sua memoria. Se il checksum fra parola e timbro dà un risultato che punta ad una possibile apertura allora è compito della sacerdotessa verificare se nella lista di fronte a sé c’è la possibilità di un inserimento in ciclo. E allora necessariamente i posti assegnati ai viaggiatori saranno vicini. Le piace sognarne i voli, non quelli dei corpi, quelli dei sensi. S’immagina i brividi, le variazioni di tensioni interne, i saliscendi delle speranze, le caute arguizioni, i timidi approcci. La codifica dell’ineffabile, l’anello trascendente. La proiezione di tali anelli nella direzione d’ascesa dei corpi le disegna un’elica nel cuore, e successo dopo successo su quest’elica costruisce la sua scala a chiocciola verso quel tempio superno che ospiterà la sua anima, al cospetto del dio.

2.10.06

Eroi, Eroine

We can be heroes
just for one day



Parla di nuotare come delfini. Di rimanere a baciarsi sotto una pioggia di pallottole come se quel bacio potesse fermare la mitraglia.


And i guess that i just don't know
Oh, and i guess that i just don't know...



Abbandona ciascuna ragione in un ago diverso. In un diverso enzima.

L'eroe non compie imprese straordinarie in condizioni normali, ma imprese normali in condizioni straordinarie. Ed è verso sè stesso che compie i maggiori peccati.