20.9.06

Sirena

Datteri dalle tue labbra fuggiaschi
Per vermiglio imbarazzo, così mi figuro
Il tuo dire armonioso divenuto parole;
Che di confini non ha tempo l’armonia
Che ne viene. Hai voce più dolce, sirena
D’incanti ammantata come di spuma dorata
Al sorger del sole, ai graffi del sale memento
D’un tramontato momento padrone di me
E dei miei compagni sordi di cera
A quella armonia, a questa mia smania
Incatenata ad un albero sotto la vela
Spiegata, gonfia di sorte che mi porta lontano
Da te, dal ricordo d’un suono che invano
Violenta la percezione mia.
Inutili versi, sono già via.



E questa è la versione definitiva, raffinata.


Datteri rossi dalle tue labbra esiliati
Colti da imbarazzo come da baci rubati;
Il tuo dire è parola in questa maniera;
Di confini ed assedi non ha tempo e dispera
Ora al tuo cospetto, sconfitto senza pugna
Quel cuore cui tutela gentile non gli giugna.
Hai tu voce più dolce dei frutti, Sirena
D’incanti e d’aurora ammantata
Come di spuma dal sole dorata.
Uno schiaffo dall’onde, un memento
Per un momento son memore e in me.
Ed i miei compagni sordi di cera
A quella tua armonia, a questa mia smanìa
Incatenata di conoscenza ad un albero,
Ristanno. Più non ti sentiranno.
La vela spiegata si gonfia di tiuche
Sospinge con me il mio legno lontano
Da te, Sirena; dal ricordo che invano
Quel canto usò violenza alla volta mia.
Gorgheggi senza uso, il tuo canto è una bugia.

2 commenti:

Puket S. ha detto...

Ecco. Non cancello il blog solo perchè farei felice l'anonima...

Non ho ancora capito quale delle due versioni preferisco però.
"Datteri dalle tue labbra fuggiaschi
Per vermiglio imbarazzo, così mi figuro" è strepitosa. Più d'effetto, secondo me.

Sotto ha detto...

Grazie Ultima. Prima o poi ti proporrò una poesia a quattro mani.