13.9.08

Salve blog

E bentrovato. Anche se di parole ne ho usate abbastanza, non ho esaurito la mia necessità di comunicazione, stasera. Non ho voglia di voce, ma di quel silenzio colmo di parole. Non ho voglia di musica, nè di luce

dov'è silenzio e tenebra la gloria che passò

Zibaldonare in acqua santa, in compagnia di un lucore lattiginoso, e di un rumore di ventola e tastiera, solo per fissare, stuccare, fermare.

sospeso come nell'occhio di un ciclone.

"perchè capita spesso che nelle nostre anime si aprano crepe, esattamente come nei muri, che le nostre anime sono il tempio metafisico delle nostre esistenze, ed attraverso quelle crepe passano i refoli di filosofia"

Maestro di sofferenza, ormai, ma passerà mai questo continuo perdere?
Vorrà un giorno questo indefesso inferno abbassare la temperatura?

che nessuno legga, nessuno si soffermi, è un dolore privato. Un meccanismo umano perverso mi costringe a pubblicarlo, perchè sia là, ma questo è tutto.

Salve, blog. Tienimi sveglio.

1.6.08

Quel colore che ha una goccia d'acqua quando è tonda ed adagiata su vetro, e intorno è ombra di una giornata luminosa all'aperto.

Quel profumo che ha la strada in una notte umida, dopo che è piovuto in primavera, mentre passi accanto ad una pianta di gelsomini.

Quel candore che ha lo zucchero a velo appena un istante dopo che lo hai soffiato via con il naso, quando è ancora immobile sospeso.

25.5.08

Zibaldone dabba yè

Pazienza, Enrico, pazienza. Come detto con Giulio, gettarsi a capofitto con la baionetta in mezzo ai denti giù dal colle del FREDNI è un'immagine coraggiosa e divertente. Si combatte contro le ombre in pieno accordo con lo stile imparato in anni di kung fu, accompagnati da and then there was silence (come ho fatto a perdermela per tanti anni?) e da Loreena. Ma strafare non è il caso, vero?

Assolutamente.

Raccolgo l'energia dall'ambiente esterno, respiro dopo respiro la traduco in riserva e respiro dopo respiro, quando sono concentrato la dirigo verso utenze periferiche. Un corretto uso della propria energia è esso stesso una sorgente, e questo è archetipico, inappuntabilmente.

Puntodivistamente parlando è la lotta dei mavamaldi che pvendono in givo i cavi amici vomani contvo i traccobetti disseminati nei campi.

Quindi e perciò incominciò il lamento che di minuti rubò al tempo più di cento.

Non esattevolmente vero. Perchè stavolta lo si elide (elìde parola ok, èlide parola preferita nonchè ipotetico nome proprio di una bellezza assoluta). Lo si tronca e basta.

Oh cielo, quale gloria! Hai visto Eu? Come camminare nel primo livello, oltrepassate le porte scee di Ilio - Minas Tirith.


avverto un germoglio di poesia, ma non riesco a farlo sbocciare.

13.5.08

Non c'è più


Ciao Margolino. Sogni d'oro.

30.4.08

Wrooofff


Una delle mie parole preferite è "cagnolino". Intanto perchè mi piacciono i cagnolini, e poi perchè un cagnolino racchiude in sè l'adolescenza canina, quando l'amato animale non è più un cucciolo strappacarezze e già si intende in lui il suo futuro da fedele amico, ancora giocoso. Mia nonna chiamava Argo "O Cagnuline", in quel napoletano che non aveva abbandonato nemmeno dopo sessantacinque anni passati in sicilia. E ad esso (la lingua italiana richiede l'oggetto per gli animali) comprava gelati per merenda. Così O Cagnuline anche noto come Argo, adorava la nonna e scureggiava la sera nella mia stanza.

Argo è un bastardino, di 15 anni. Adesso non se la passa tanto bene, pare abbastanza fiacco,a quel che mi dicono, e raramente si alza dalla sua margoliera. Vi chiederete cosa sia una margoliera. E qui inizia qual compiacimento nel parlare dei propri animali domestici che è puramente autosestesso. Infatti generalmente non importa a nessuno sentire storie sui canuzzi o i gattuzzi altrui, ma mi ndi futtu.

Argo Romeo è nato in calabria, ed egli è dunque un calabriso. Dico calabriso così come ho detto margoliera, sono ambedue dei sargonomi, così come il sostantivo sargonome, che indica un qualsiasi verbo legato unicamente alla sfera margola, ovverosia afferente ad Argo. Egli è nero, con il petto possente bianco, testimone del suo sfegatato tifo per l'Udinese (inspiegabile, tra l'altro). Egli mi accompagnò un pomeriggio sui colli messinesi, e mentre correvamo giù per la collina sembravamo chiaramente un cane e il suo padrone.

Argo non gradisce i piedi destri, come testimonia l'aneddoto seguente. Il Dijjei e Robi (meglio noto com Ezio) erano in visita a casa al mare, ed il Dijjei giocava ad accarezzare il cane con i piedi, mentre Ezio aizzava lo stesso (cane) a mordere il Dijjei. Detto fatto, Argo si sbranò il piede destro. E quando era ancora un cagnolino (lui di taglia piccola dimensionato secondo gli spitz) è immancabilmente diventato Argolino, e poi Argoletto, e di seguito Argoletto-Pargoletto, così senza colpo ferire è diventato ovviamente Mirgolo.

Meglio noto come Mirgolo imperversò per tutta la durata del mio liceo e dei primi anni di università nella terrazza in cui capitava ogni tanto che si fumasse qualche canna. Così Mirgolo diventò attrazione giocherellosa e degna di carezze e strambezze, anche complici i fumi tossici. Pare che abbia consumato un rapporto sessuale completo con il mitico Polpaccio di Sahitta, che da allora è gravido di un cane che salverà il mondo quando l'inghilterra sarà in pericolo.

Argo è altresì ghiotto di preservativi, e caccia le sue prede con grande maestria. Un giorno fui rimproverato da mia sorella che trovò un preservativo nella sua stanza, ed il margolo in posizione quaglietta sfingiata che proteggeva il suo totem mistico osceno. La posizione a quaglietta sfingiata è anche consigliabile per le compagne che siano elastiche ed un po' altère. Ed è una delle più importanti caratteristiche del Sàrgolo, da adesso in poi meglio noto come Maizo.

Il Maizo infatti è un incrocio fra un rottweiler ed un volpino (astenersi battute, non so quale fosse la madre). Il che lo fa abbaiare spesso come un volpino e con un vocione da rottweiler. Ma soprattutto fà sì che spinga le sue zampine all'indietro proprio a mò di quaglietta per ricercare il fresco sul pancino. Argo è anche un totem di balla coi lupi. Lui è un calzino e mezzo calzino e uno sputo di calzino. Tutto nero tranne il petto possente e questi frammenti di calzino.

Quando mio padre lo portò in casa, nascosto nel bavero del giaccone, nessuno avrebbe potuto immaginare che pisciasse così tanto. Ma egli è un piscione maniaco. Cosa che lo rende ovviamente inviso alla mamma, costretta ad inveire rinominandolo per la centesima volta bestia immonda. Questo non deve fargli particolare piacere, perchè usa abbassare le orecchie, o meglio, un solo orecchio (triangolare come la testa) nella classica posizione testa fra le zampe, che in alto-margoliano è nota come posizione del grasso verme orecchioluto.

Il Margolo è anche un gatto ed all'occorrenza uno struzzo. Fa le fusa ed ama nascondere la testa sotto le lenzuola. Nel caso è nata la prima legge margola che recita: " laddove ci sono due o più persone strette in atteggiamenti d'affetto il margolo giunge, s'intrufola, e richiede" cui segue il corollario margolo "non si può resistere all'espressione carezzinorichiedente".

Argo è un imbecille. Quando prova a fare una cosa e non ci riesce, come saltare sul divano, cade caracollando e si allontana sculettando. Potesse, fischietterebbe affettando indifferenza. Ma non può, quindi si limita, se adeguatamente spronato, a danzare la danza dell'orso, una canzone che recita più o meno così "Questa è la danza dell'orsetto che viene giù dal tetto, per ritrovar la sua codizia che ha perduto un dì, lirulirulì", e nel frammentre il cuzzo (con la U) del maizo va spiaccicato.

Il Cuzzo è una parte del corpo che ha solo Argo e corrizponde alla fine della coda dove si interseca nelle chiappe. Un'altra parte del corpo che ha solo lui sono le famosissime Pompille, ovvero quel brandello di pucciosità che si mette in moto fra nari e baffi allorquando il maizo sta annusando un gelato al piede. Bene, è più o meno tutto. Non volevo essere melenso, e spero di esserci riuscito. UUUUUUU

18.4.08

Canzone Giocattolo

SilverJulio mi ha dato un parziale ok a che io lasci che si possa sentire la canzone da lui cantata e musicata, che ha per testo una parte di una mia poesia. Io devo dire che la prima volta che l'ho sentita mi sono venuti i brividi, sono veramente molto contento di questa cosa, sia perchè SJ è uno dei miei più vecchi amici, sia perchè in verità credo che la poesia in questione sia una delle mie più belle.

Bè, ciancio alle bande, la poesia è questa.

E la canzone, che è solo una prima prova, una registrazione giocattolo, che migliorerà perchè è ancora in fieri è qui

16.4.08

Innuendo

Ovverosia insinuazioni.


Attraverso il dolore e tutto attraverso il nostro splendore, non offendetevi per questa mia insinuazione.

Ha un che di Shakespeariano, questa sententia di Freddie Mercury (anche se forse è di Roger Taylor).


Ci vuole pelo sullo stomaco per riuscire a non offendersi e prendere le provocazioni oppure le insinuazioni come delle opportunità di crescita, di sfida e di miglioramento.

Ed ogni volta che questa cosa accade, che queste opportunità si presentano, che le sfide si incontrano, si è tentati di prendere il modello di riferimento come semplicistico bianco e nero.


Del tipo mi ispira la sfida (troppo spesso per un capriccio), allora la colgo, ed in pratica l'ho già vinta (e questo è il bianco)
Oppure questo scalino è troppo alto, mannaggia alla pupazza, ma perchè tutte a me, mannaia a sahittha, e non c'è possibilità di vittoria (e questo è il nero)

O porca miseria! e se ci fossero tipo settecentomilaquarantadue grigi diversi fra il bianco ed il nero? Cavolo allora alla possibile risposta di tipo logico (sì, mi sto fissando) on / off (bianco / nero, Sì / No, Bene / Male, Vaniglia /Cioccolato, Coca / Pepsi) si aggiunngono tante altre possibili risposte sfumatura! Per coglierle serve una sensibilità capace di recepire la differenza di chiaroscuro, e per elaborare una risposta al segnale necessest una raffinatezza che è un effetto, ma mi secco di spiegare l'archetipo. Anzi, mi siddìo.


Favoloso, a parte sì e no si può dire anche forse ed addirittura dipende! Oltre a coca cola e pepsi cola ci sono osso duro e vaffanculo, e così la monodimensionalità di scelta (e quindi di vita) cui è costretto chi si assiepa dietro il bianco e nero (pur ottimo dolce della pasticceria Crupi, via C.Battisti messina) si sventaglia in una bidimensionalità che ha lunghezza e larghezza.


Aggiungiamoci per estensione la terza dimensione del colore ed ecco che non possiamo esimerci da vedere dinanzi a noi un cono d'arcobaleno, intorno alle persone un'aura cangiante, nei piatti una torta millefoglie con uno strato di vaniglia, uno di cioccolato e poi panna e crema chantilly, fragoline e kiwi, ananas e pistacchi (mmmm, pistaaaaacchi, sbav).


Bellissimo, e quindi ce la sucano, no?


Si può essere ciò che si vuol essere, basta dirigere sè stessi in quel che si desidera divenire.


le frasi in corsivo e l'illustrazione provengono da Innuendo, l'album dei Queen del 1991. Io li amo, spero che non mi denuceranno.

12.4.08

Caro Amico

Caro amico, ti scrivo, e così, come è ormai d'uopo per questo incipit, mi distraggo un po'. Non sono andato via, non sono nascosto, passo sempre qui, e sono legato a questo posto ed al rapporto che avevo instaurato con alcune splendide persone che ogni tanto passavano anche loro di qui.

Ma sono sotto shock.


Non è una crisi comunicativa da rigetto, come mi capitano ogni tanto, e in realtà andrebbe anche tutto bene, o asintoticamente bene per dirla alla maniera ingegneristica.

Vorrei una camicia nuova.

Sento il mio karma un po' scarico, come bipolare, come se una rete che avesse sei punti d'aggancio ne avesse perduti due, ed io fossi in mezzo stanco e nervoso che faccio evoluzioni.

Ho spento un principio d'incendio nel parco, qualche tempo fa, e la cosa mi aveva provocato autocompiacimento.

Non avevo mai avuto questo sentimento prima in tutta la mia vita, ed è brutto, e un po' lo temo. Non che io non possa portarlo con me, tanto diversamente non è possibile. Ma odiare... che shock.

Domani si vota, e sarò costretto a farmi schifo ancora una volta. Odio le x, mettere le x sopra alle cose.

Tutto per colpa di Agape. Un sentimento che invece che donarti risposte ti dona domande. Un sentimento che non soddisfa, ma che chiede, e per il quale l'illogico ed il logico possono coesistere statisticamente in uno statuto ontologico quantistico. Una cosa può essere vera e falsa, perchè può essere meno che essere. Esse, in pratica. Una cosa che abbia una esistenza non completa, a prescindere dalle sue qualità. In ciò non esiste qui ed ora, forse semmai dove? e quando? ma soprattutto perchè?

Ovvero, da Werther a un frullatore atomico di cazzate. Il menefreghivo presente del verbo masticare è senza dubbio masticazzi. E quella di qualche settimana fa è stata una delle giornate più belle della mia vita, un'atmosfera speciale in mezzo a tanti amici vecchi e nuovi, in cui il mio malato sentirmi protagonista era fluido e giocoso. E qualche sera fa era stata una delle più belle della mia vita, ma con il gusto di cenere e marcio, in cui il mio rifugiarmi nelle mie capacità era l'unica opzione alternativa all'omicidio multiplo.

Sono cose che ti scaricano il karma. Non voglio lamentarmi, nè parlarne oltre. Anzi... Non voglio. Sono svolontato. Fer portuna (o viceversa) si va a cena con Anto e Fra stasera, ed anche ieri è stata una magnifica serata. Quindi perchè lamentarsi? non ne ho diritto.

Che faccio, mi mbriaco di nuovo? ma ho il fegato ingrossato, beato Tantalo, il suo supplizio almeno lo esimeva da questo. Allora dovrei potarmi la chioma, o ripassare la forma di spada. Perchè non ho una sciabola a casa?

Una mia poesia è divenuta una splendida canzone, si tratta di quella sul demone ricciuto, e devo ringraziare Giulio pubblicamente di questo.

Ho promesso che avrei fatto delle altre rime per una melodia che lui ha già scritto, ma oltre l'inizio mi è piombata l'ispirazione in un buco di potenziale, adesso sarà finita sulla capocchia di uno spillo di un altro multiverso diverso dal nostro, che magari non avrà la forma di un polpo, come questo, ma che so, di Anatra. Laccata, magari. Un multiveLso.

Unusquisque faber...

sortis sit.

Ma questo domani, con fede migliore.

28.2.08

Calliòpe amata, musa delle muse

Bacia le mie dita, bacia la mia mano

Le mie parole, a lungo tempo ottuse

Possano arrestar dalla sua danza il nano,

Possano risplender gli occhi già graziosi

Smettan d’azzuffarsi i bimbi nel pantano;

Dei dell’ade con capi lanosi,

Dalie porgiate a chi mi dona un sorriso

Elfi tutti, adesso siate giocosi,

E voi, elfe, imporporatevi il viso,

Che sebbene il mio animo arda affranto

Il suo tessuto forte non è ancor liso.

Dal cuore del mio cuore sgorga il canto

E già gli aedi vibrano al pensiero

Risorga la fenice dal suo pianto,

E non dalle ceneri, arcano mistero

Precipitevolissimevolmente,

il buio nel mio cuor non è piu nero.

La ruggine rende le rime lente

Ma la carezza nell’alma è calda

Chi scrive adesso più non mente

Che d’amor in ciel ha vista una falda

Discreta ed insperata ed è per questo

Che cosa prima rotta adesso è salda;

Scorre ora il pensiero scorre lesto

Per fare ammenda dei passati errori

Lo sforzo dev’esser manifesto.

In ognun di noi stanno i tesori

Che stavan nelle lodi comandate

Per ciascun core ci saran cori

Per quanto siano lunghe le serate.

Licenziata la catena. Andiamo. Andate.

12.2.08

Le liste

Chi non ne ha mai compilata una, o più? gli inglesi e gli americani fanno liste su base statistica di ogni cosa, ed è capitato in passato che delle persone finissero su liste ben poco simpatiche. Io una volta tenevo nel portafogli un pezzo di una canzone dei Pink Floyd, Dogs, che era in sostanza una lista. Una lista di persone che sarebbero poi divenuti i "cani" di cui la canzone parla. Queste persone non risultavano particolarmente gradevoli dall' affresco che Waters dipingeva. Erano pronte a carpire la fiducia altrui in modo da avere la possibilità di piantare il coltello in mezzo alle scapole, erano destinate a portare con sè il peso di un masso che quando poi fossero divenuti stanchi li avrebbe tratti a fondo, in un oblìo che io ho sempre immaginato freddo e buio e senza respiro. Io non ho mai desiderato diventare un "cane", sebbene i cani siano fra i miei animali preferiti. Però le persone-cane non sembrano davvero granchè.

Ieri poi ho fatto uno di quei test sciocchi dai quali non riesco mai a sottrarmi, ed alla fine delle domande settorializzate per peccati capitali c'era la domanda quali persone odi? Ora l'odio è un sentimento piuttosto raro, per lo meno per me. Certo, il 98% delle persone che non sa esprimere le sfumature sentimentali con adeguate sfumature linguistiche, o che semplicemente non è in grado di discernere la differenza fra un sentimento ed un altro dice spesso "io adoro quello Yogurt" oppure "mi fa schifo quel fumetto". Ora a me viene in mente una persona che monta un altare con un sancta sanctorum in cui giace un vasetto di latte fermentato aromatizzato, e ogni tot di tempo dei sacerdoti e delle sacerdotesse del culto sgozzano tre o quattro vitelli per segno di adorazione allo Yogurt. Oppure immagino una persona che cammina tranquillamente davanti ad un'edicola quando improvvisamente si piega vomitando per un fumetto schifoso.

Ok, sono iperboli. Ma si esagera. Estendendo si esagera spesso nel dire chi si odia o si ama. e così mi son fermato un po' a pensarci.

Odio le persone false e ipocrite? No, non le odio, semplicemente rimango basito di fronte ad una bestemmia della vita. Chi è falso o ipocrita vive una menzogna, ed ogni suo barlume di vita è tale.

Odio le persone subdole e vigliacche? Nemmeno queste le odio, anche se mi danno un fastidio maggiore di quelle false e ipocrite. Intanto chi è subdolo è spesso un po' vigliacco, ecco perchè insieme. Chi è vigliacco manca di coraggio, e se è ambizioso diventa subdolo. Quindi da una mancanza, per ottenere un risultato, sconfina nella nequizia. Mi fa incazzare. Alla larga.

Odio le persone frivole e menefreghiste? No, neanche queste, anche se in eventuali scontri d'opinione, di carattere, o che so io, è molto facile che contro questi difetti si scagli la mia ira (neanche troppo difficile ad accendersi, va ammesso).

Quelle che odio sono le persone cattive. Quelle sadiche, che godono nel vedere o peggio ancora causare dolore altrui. Queste le odio. E così ho agguinto un nuovo piolo alla mia scala etica.

6.2.08

Credevo fosse un turpiloquio, ma era filosofìa.

E la continua vanità del tutto ha la parvenza di una bella rima che non abbia significato sapiente. Allora la sapienza e la rima sono materasso e coltri per l'animo stanco.

Calliope, Clìo, Erato, Euterpe, e tu Pallade Atena
Che di rime e conoscenze piegate la mia schiena
Se ancor vi ricordate di un uomo che v'invochi
Siategli amiche ed accendete i suoi fuochi.

Se la morte non fosse, se il tempo si ripetesse all'infinito ciclico, senza possibilità di oblìo, di termine o di pazzìa... quanti sarebbero fieri del proprio? quanti si accettano solo per compromesso col tempo?

In ogni alba riconoscerai una luce uguale,
E sarà tua grandezza distinguere il male
Dal buono che vedrai, e che ti farà amare
quel giorno ed ogni altro, finchè a te pare.

1.2.08

Tra echi di brindisi e fuochi *

E cosa succede quando si perde un pezzo di sè? Ci sono echi di racconti dentro me che parlano di uomini feriti in guerra, cui era stata amputata una gamba, e che sentivano dolore o fastidio dove non avevano più l'arto mancante. Dev'essere un qualcosa collegato alle sinapsi, che devono essere rimappate. Cioè, io mi dico, le sensazioni viaggiano su strade elettriche, ed indovinano la strada che devono prendere un po' come succede all'instradamento informatico. In pratica una fiamma scotta un dito, e da questo partono delle informazioni in forma elettrica che viaggiano su una rete simile a quella autostradale.

La sensazione di bruciatura passa attraverso vari caselli, e viene da questi indirizzata verso la strada corretta fra quelle possibili da quel momento in poi, secondo delle leggi che quella postazione conosce. Alcuni di noi hanno dei problemi con le sinapsi neurali, come quel cretino del mio amico Sahittha, che tu lo pizzicavi in ricreazione e quello si lamentava alla quinta ora. Suppongo che questo possa essere preso come un esempio di problemi sulla rete neurale, neuronale o come diavolo si chiama.

Non dimentichiamo che siamo sempre nel campo delle mie personali cretinerie senza abbastanza conoscenze. Uno stregone. Ecco, adesso io presumo che nel momento in cui un soggetto emozionalmente neutro riceve uno schiaffone partono dall'evento due diverse sensazioni (complesse e coniugate) una corporale ed una emozionale. Il dolore dello schiaffone sulla pelle e quello sulla psiche lasciano il corpo infliggente per trasferire la loro quantità di moto sul corpo ricevente.

Così come sulla rete sinaptica passano le informazioni del dolore corporale, mediante un'altra rete è evidente che si spostano quelle dell'umiliazione, rabbia o che altro, e che poi invece che raggiungere il cervello come la sensazione di schiaffo raggiungono invece l'anima. Così mentre la faccia riceve il consiglio di spostarsi (perchè il cervello non è mica scemo, è una mente lui), l'anima consiglia invece come prima cosa di domandarsi il perchè. Quindi prima richiede ulteriori informazioni, poi semmai si protegge, o che altro.

Capita anche che l'anima possa subire delle mutilazioni paragonabili alla perdita di un occhio o di un braccio. Quantomeno questa è la similitudine che è venuta a me qualche giorno fa al risveglio. Era come se parte della mia vista fosse offuscata e sentivo un vuoto dove ci doveva essere il braccio, la spalla e mezzo petto. A quanto presumo (presuntuoso, sì) in seguito ad un intervento di amputazione di un arto, magari i centri sinaptici inviano informazioni pazze per un po', poi si autoprogrammano di conseguenza alla nuova realtà.

E magari la stessa cosa, in linea con il vecchio adagio secondo cui il tempo cura tutte le ferite, accade anche all'orbo nell'anima, le strade della propria rete comunicativa interna si riequilibrano. Credo però che i tempi di reazione siano intrinsecamente diversi fra le relazioni organiche (il monco non "sente" più la mano) e quelle spirituali (l'orbo dello spirito non vede più la "zona nera"), le seconde strutturalmente più lente, anche visto che prima l'anima si informa, poi agisce.

Ma c'è ancora di più: infatti il corpo non può far ricrescere la mano amputata, a meno che non sia il corpo di una cheerleader statunitense alle prese coi suoi superpoteri, laddove l'anima è invece in grado di rimpiazzare il vuoto, la mutilazione e la ferita, ritornando a pienezza, a conclusione, a sè stessa. Infatti giorno dopo giorno possono nascere nuovi tessuti spirituali, possono essere irrorati, educati, allenati, vissuti. La vita in noi, nel nostro spirito risorge e si rinnova. E così sia.

*il titolo è una frase di una bellissima canzone di Vinicio Capossela, Morna.

25.1.08

Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile, Pellegrino.

Hai ragione, amico mio, mio mentore. Non fa per me la semplicità. Fanno per me la poesia, il romanticismo, lo struggimento. Fa per me il pensiero, ed il sentimento pure. "Così facile ridere, così semplice odiare, ci vuol stomaco per esser gentili e cortesi". Questa che segue è la mia ultima poesia, non ne scriverò più.

Un ricciolo cesella il bronzo con la notte,

miscela in un gioiello scaglie di stelle rotte

con aria, cotone, colore e respiro

Aspetta lancetta, aspetta un altro giro,

E fanne se puoi pure uno al contrario

Portami con te, un minuto indietro

mi porti più indietro, un millimetro un metro?

indietro mi porti, indietro di un minuto,

dal frastornante sguardo a quel sorriso muto

mille anni, di nuovo, nel mondo in avanti

nel mondo veloce mille miglia distanti?

Che tanto non importa, è sempre più vicino

Al din d’un campanello, al don d’un cucchiaino.

E come un uccellino mi mangia dalla mano

Il suo miglio, marino, un miglio lontano

Un uccellin di Odino, un corvo sognatore

Al fin della licenza mi becchetta intorno al cuore,

Mutando come il tempo da giorno in notte fonda

Celandosi d’istinto in un ghigno da Gioconda,

S’appiattisce sulla tela, si spalma sul divano

Un demone ricciuto, un angelo sovrano.

23.1.08

Se fossi un altro

Pensavo poco fa in doccia che almeno una mia poesia potrei impararla a memoria. E mi è venuta in mente questa, che forse è la mia preferita.

Se fossi un altro chiederei il tuo nome
Non quello noto, ma quello vero.
E su quel nome inizierei poesie,
non quelle note, ma quelle mie.
E da quel nome farei partire strade
Verso campi intonsi, e spiagge dorate
Verso belle aiuole, e case fatate,
alla volta di feste, e navi salpate
che siano già in mare
e che proseguano il volo,
che si fermino soltanto al penultimo molo
così non è tardi e se vuoi andare indietro
giriamo la nave e cambiamo futuro
andremo nel giardino
dove il frutto sia maturo.
Se fossi un altro ricambierei il tuo sorriso,
etereo, dolcissimo, che solca il tuo viso,
che adorna sicuro la tua bella bocca
incastonata su pelle d’albicocca
profumata così tanto e delicata altresì
che il mio pensiero non si stacca di lì,
chiaro perfetto sferico, viso d’oval rotondo
al suo cospetto misero mi appari, mio grande mondo,
e come marea sospinge umori ed oceani e mari
tale quel volto adombra la luce di mille fari
così su di me s’abbatte la pioggia dei tuoi strali
che solo per vie divine diventeran fatali;
Sia il fato generoso, garbato e ben gentile
Con te ognor, mia bella, di miglior divenire
Hai scritte sulla pelle ancora sì infantile
Promesse benedette, emozioni da sentire.
Se fossi un altro ti carezzerei la mano
Avendone il coraggio, tu bella in modo umano
Eppure non umano m’appare il desiderio
Che tutto l’universo non potrebbe sedare
Per man di metonimia, io mano ad adorare
Vorrei con te compresa, cuore anima e mente
Futuro passato infinito, amore qui presente
Che stirerei potendo ogni singolo secondo
Fin quando quello amore non fosse noto al mondo
E fin quando il mondo vivo per un secondo intero
Non riconosca a te che questo è amore vero.
Ti bacerei le labbra, se un altro un giorno fossi
E da quel bacio millanta sboccerebbero fiori rossi
Come da germogli forti che resistano al freddo e al gelo
Col sole dipoi fioriscono levando lodi al cielo
Tali da quel mio bacio, da quello che a te vorrei
Germoglieranno storie da far fermar gli dei.
Se un giorno t’incontrassi, amore mio celato
Ti giuro t’amerò, come ancora non s’è amato.

22.1.08

Come dire... bah.

"Lick Your Fingers Clean"

I'll see you at the weighing in when your life's sum-total's made.
And you set your wealth in godly deeds against the sins you've laid.
So place your final burden on your hard-pressed next of kin:
Send the chamber pot back down the line to be filled up again.
Take your mind off your election and try to get it straight.
And don't pretend perfection: you'll be crucified too late.
And he'll say you really should make the deal as he offers round the hat.
Well, you'd better lick your fingers clean, I thank you all for that.
And as you join the good ship earth and you mingle with the dust
be sure to leave your underpants with someone you can trust.
And the hard-headed social worker who bathes his hands in blood
will welcome you with arms held high and cover you with mud.
And he'll say you really should make the deal as he offers round the hat.
Well, you'd better lick your fingers clean, well. I'll thank you all for that.




La canzone è dei Jethro Tull, dall'album Aqualung. Si contrappone al mio gretto materialismo maschilista, perchè la vita è una sola e non c'è tempo da perdere parlando, ma io... c'è bisogno di tempo prima che le cose si sistemino da sole. Le cose sono intellignti. Di sicuro così ti sembrano. Vuoi un sorso di cervello? pare la tua bevanda preferita. E prima di leggere una cosa pubblica chiedimi il permesso. Mica stiamo qui a far jogging coi criceti! ma che bello zoo! Meglio farsi un frullato di tonno e chinotto, ha più senso.

Caro Diario... JACKPOT!

La foto invece ritrae Rossana e Cyrano.



Cyrano è venuto un cesso, Rossana è sempre così carina!

15.1.08

Puntini luminosi alla deriva

Cosa succede dentro una persona? a parte il sangue che scorre, gli enzimi che enzimano, la biologia ci dice cosa avviene per ingressi solidi, ma per le esperienze morali abbiamo poche certezze. Abbiamo tante teorie più o meno funzionanti, di psicologia, di psicoterapia, di psicanalisi, per discutere, divertere, indagare. Ma non abbiamo la psicofisica, cioè una scienza che schematizzi i comportamenti dei quanti di morale che compongono le nostre esperienze.

Mi viene facile credere che dentro ciascuno di noi sia un piccolo universo, con il suo caos, il suo big bang, espansione accelerata, inflazione, creazione di galassie, pianeti, vita. Come una nube le emozioni e le sensazioni permeano il nostro corpo, innegabilmente, impetuosamente, incessantemente. Conscio del fatto che sto per sparare una tremenda quantità di stronzate senza il benchè minimo fondamento scientifico che non sia quello del mio bagaglio culturale mi arrischio a proporre l'idea che il progresso umano di ciascuno abbia un proprio moto di deriva.

Cioè ad ogni indivviduo, nel corso della propria esistenza, è associato un progresso umano, che va inteso come archetipo e non già alla stregua di mera carriera. Dal momento in cui si nasce fino al momento in cui ci si spegne si compie un percorso, è questo non dovrebbe essere un concetto ardito. Tale percorso, io dico, è descrivibile, in analogia con un punto luminoso nello spazio buio (ma perchè buio? dai, non troppo buio) da un moto, al quale la fisica associa diverse leggi. Io suppongo (supposta mia, se non attrae dovrò farne uso) che tale moto abbia un moto.

Ecco, qui onestamente si entra un po' più nello specifico, il concetto non sarà difficile per chi mastica un po' di cinematica, ma altrimenti c'è bisogno di qualche spiegazione in più. Ritorniamo al puntino luminoso, che rappresenta il fluire delle emozioniconoscenzesensazioni, che vaga in uno spazio che rappresenta lo spirito, l'anima ed in un certo senso il bagaglio di esperienze umane. Immaginiamo di fotografare il punto luminoso in un momento qualsiasi: esso risulterà immobile, come risulta ferma la pallina da tennis fotografata durante un match.

Ma sappiamo che la pallina da tennis non è ferma, perchè ad essa è stata impressa una forza che le ha fornito energia. Lo stesso dicasi per il puntino luminoso, lo fotografiamo quando è fermo, ma fermo non sta, perchè sempre il progresso umano interiore fornisce esperienze, riflessioni, sensazioni, che sono la sorgente di energia per il famoso puntino. Se osservassimo il puntino luminoso di un bambino in corrispondenza con il periodo in cui egli va a scuola, per esempio nei cinque anni delle elementari, sarebbe lecito aspettarsi di osservare che il moto del puntino segua una traiettoria, per esempio elicoidale nello spazio. (questo perchè ciascun moto può essere ridotto ad un moto elicoidale, volevo tirarmela un po') .

Fino adesso non ho detto altro che una bella pentolata di banalità, nè utili e nemmeno comprensibili. Potrebbe essere. Ma io dico che se osserviamo la traiettoria del puntino luminoso di uno spirito il cui corpo ospitante sia privo di stimoli esterni, per esempio un giovane deluso, una ragazza chiusa in casa, un operaio che non ha lavoro, un manager che è in anno sabbatico, io dico che non lo osserveremmo immobile. Così come non stanno senza far nulla gli organi pulsanti, così come il cuore non batte solo quando si corre, il progresso personale umano è un processo organico, che imprime al puntino luminoso un moto anche in assenza di esperienza diretta (in quell'intervallo di tempo).

Credo che sia un processo che si attiva partendo dalle esperienze primordiali che abbiamo nel dna, che si fondi poi sull'insieme delle regole e delle leggi che lo spirito (qui ci dovrebbe essere una distinzione fra es, io, superio, microio e cose varie) ha accettato come proprie, e che in assenza di forze esterne nuove proceda autonomamente. Per quanto tempo? Per quanto tempo uno spirito privo di stimoli continua a progredire? virtualmente all'infinito, suppongo, almeno secondo il computo degli anni umani. Senz'altro potrebbe farlo fino al termine della vita biologica dell'ospitante.

Ma chiunque ha osservato che esistono casi di non progresso, di progresso invertito, di progresso assente. E anche questo può essere spiegato: gli stimoli infatti possono essere positivi oppure negativi, possono cioè fornire ulteriori forze ed energie nella direzione del moto del puntino luminoso nel suo bello spirto, come anche opporvisi (masochismo?) fino magari a controbilanciare esattamente le forze propellenti! Tutto questo per dire che anche se sembra che sto a casa a non fare un cazzo, in verità qualcosa dentro di me succede. Che poi sia inutile e io debba impiegare meglio il mio tempo, bè, son daccordo. Infatti chiudo.

Questa riflessione mi è stata ispirata da una discussione avvenuta sul forum di Libri che frequento. Ecco il link alla discussione

11.1.08

La Fagiolata Imperiale

Ormai da più di un lustro è tradizione che chi arricchisce il novero dei miei amici viene coinvolto più o meno frequentemente nella degustazione dei miei esperimenti culinari. Molti, a detta comune sono esperimenti piuttosto felici, come le frittatate in occasioni di partite del milan, o le spaghettate per quelle della nazionale. Qualche volta ci scappa una colazione irlandese, soprattutto a san patrizio, oppure degli arrosti. Ma la regia delle riunioni rsta sempre la fagiolata annuale in occasione dell'epifania, per scacciare questa antipatica vecchiaccia che inquina con il suo carbone e le sue scarpe rotte. Non starò a narrare della preparazione della fagiolata imperiale, sappiate solo che richiede un giorno di preparazione, anche spirituale, e che è vissuta come un evento dalla gran parte dei partecipanti.

La peculiarità è data dall'eccesso di peperoncino e dalla compresenza di molte varietà di fagioli, e di parti più o meno nobili di maiale. Ovviamente questo scatena reazioni imprevedibili, e negli anni si contano apparizioni mistiche, sedute di cantate da falò di gruppo al barbaglio del camino, ubriacature e spogliarelli sui tavoli (in uno di questi ultimi ho fatto un capitombolo degno del miglior Signor Sottocolle alla locanda di Brea, rompendomi il naso e squarciandomi un'anca). Quest'anno sono stato impacchettato. Ma via con le foto.




Alta detonazione



Degustazione

!!!

10.1.08

Questo blog fa pensare


*Sale sul palco impacciato.
Batte un dito sul microfono:prova prova
ehm.

Sono sempre imbarazzato in queste circostanze

A detta di Anna il mio è un blog che per "le sue storie surreali fiabesche e vampiresche" fa pensare. Grazie Anna. In effetti dovresti riprenderti il testimone perchè anche il tuoblog sarebbe fra quelli che indicherei preferibilmente, così come quello di Prescia, l'uno per le storie oniriche, l'altro per la musica che si sente e l'allegria, e poi tutte e due siete sicule come me. Ma già ambedue partecipaste, quindi non mi resta che segnalare:

il blog di Daniela, che scopro adesso essere già giustamente insignita di questo premio prestigioso e che mi aveva pure segnalato (grazie al cielo fuori concorso). In effetti quest'ultimo è il mio blog preferito, preferisco di gran lunga commentare fra i suoi post che scriverne di miei. Il fatto è che nei post di Daniela c'è sempre una preparazione all'argomento che fa sì che la riflessione abbia il giusto tempo di nascere, crescere e maturare, guidata con delicatezza dalla sapienza della padrona di casa.

Per il resto io non navigo molto sui blog, anzi spesso mi eclisso, cosa che di certo non rende pingue il mio bottino di link. Però mi piace segnalare

l'intelligenza tagliente e vivace di Gloria

la profondità poetica di MusEum

e ovviamente il mitico Vocabolario di Zio Nario, una genialata di due miei amici che non bastonerò mai abbastanza per non avermi coinvolto in questa iniziativa.

Infine nota dolente. Devo segnalare il ghin8, in cui dei valorosi estrattori si oppongono giorno dopo giorno alLa Morte. Dolente perchè spesso, volentieri e con veemenza La Morte vince.

In ogni caso grazie delle segnalazioni, lieto di allietare.

In ultimo una foto recente di me impacchettato. Presto la storia del perchè.

2.1.08

Palplì - pletullà

Ci sono caverne umide e caverne asciutte, volte pietrose che paiono mondi interi. Certe stalagmiti (quelle che partono dal basso, le preferisco alle stalattiti) sembrano brillare di luce propria. Almeno lo fanno nella mia immaginazione. Da piccolo, ma veramente piccolo, in uno dei primi viaggi, sono stato portato a visitare le grotte di Postumia, e mi ricordo che mi piacquero moltissimo. Poi ho letto di un tipo che passava attraverso le pareti di roccia, e la descrizione delle sue sensazioni mi ha fatto star male, sono piuttosto suggestionabile. Però da allora sono un po' più claustrofobico. In realtà non so se mi causa maggiore disagio l'idea di rimanere a crepare in uno spazio angusto e sotterraneo o l'idea di rimanere a crepare in uno spazio liquido e sottomarino.

Certo anche l'idea di venire mangiato da una qualsiasi bestia non è che mi faccia saltar di gioia, quindi è chiaro che è il crepare che non mi va poi tanto a genio. In fondo mi piacciono molto anche gli animali feroci e le esplorazioni subacquee. Degli animali feroci mi piace tutto quello che ha a che fare con la loro fierezza, e cioè la parola fiera, sia nell'accezione di ritrovo commerciale che in quella di aspetto forte ed elegante. E poi mi piace la caratteristica della fierezza, e l'idea che gli animali feroci si trovino nelle selve e nelle giungle. Non so se mi piace più il lupo oppure la tigre, ma in fondo è sempre la stessa questione: cane o gatto.

Delle immersioni subacquee mi piace sia praticarle che vedere i risultati (ben più belli) delle esplorazioni altrui, in particolar modo quelle che associano acqua e ghiaccio, c'è spesso una luce azzurrina ed intensa che è il perfetto contraltare del rumore dell'acqua, che per inciso è uno dei miei rumori preferiti, così come la parola sciabordìo è una delle mie parole preferite, e proprio ispirato da questa ho appena cambiato la mia immagine messenger.

Bene, mi pare di aver scritto abbastanza inezie, per stavolta. Ciao blog, a presto!